gestione

Esempio di gestione

Quando questa si presenti corretta, avremo il privilegio e la soddisfazione di vedere la nostra riserva popolata da varie specie, parte pacificamente conviventi, parte predanti. Queste ultime, son viste come fumo negli occhi dai cacciatori che sogliono individuarvi ogni sorta di danno, la qual cosa meglio si evidenzia in una situazione parodiaca, meno in una "naturale". Volendo chiarire il concetto, la prima si può riscontrare nelle riserve che fan largo uso di lanci "prontacaccia", la seconda in quelle che usano far riprodurre il selvatico in naturale libertà. Quest'ultima è la gestione da considerarsi opportuna, oltremodo gratificante nell'ottica "sportiva" come in quella "naturalistica".

Allo stato attuale, ben poche (o nessuna?) sono le realtà che s'impegnano in questo tipo di gestione, meno onerosa sotto il profilo finanziario a lungo termine, certamente più impegnativa sotto il profilo occupazionale delle "risorse umane". Le cause son ben individuabili: maggiore disponibilità di mezzi economici della generalità dei cacciatori, minore tempo libero dedicato alla loro "palestra" pure in virtù di una maggiore possibilità di evasione dalla routine quotidiana. Il motto "keine Heger, keine Jäger", è completamente disatteso, pure da quanti ben lo conoscevano, complice la malintesa "democratica gestione"! 

E' ben vero d'altronde come una gestione "naturale" non possa prescindere dalla gestione dei predatori! Questi, come ben si può capire, prediligono gli ambiti più densamente popolati producendo evidenti riflessi negativi. Dobbiamo però prendere atto che la loro protezione è dovuta al decremento generalizzato prodotto dall'assenza di prede. Che questa assenza sia causata da fattori riconducibili all'umano è fuor di dubbio, possiamo solo discutere se sia l' "industriale", l' "agricoltore", il "cacciatore", il "cinofilo" o semplicemente il "gitante". Qualsiasi discussione non risolverà il problema, dobbiamo "rimboccarci le maniche", dimostrare che siamo capaci di ripristinare consistenze corrotte e solo allora potremo richiedere che sia riattivato il controllo dei predatori. Controllo che, sia ben chiaro, potrebbe attuarsi tanto nei confronti della donnola come della martora ma pure dei discussi lupo, lince, orso! A quando? Dipende da noi.

Fatte queste imprescindibili premesse, possiamo valutare quali siano le pratiche da porre in atto per una quanto più generale rivalutazione dell'ambiente "naturale" e conseguente ripopolamento elettivo.

Altrove, abbiamo già preso in esame un territorio di 5000 ettari. Abbiamo già osservato che potrebbe essere talmente ben popolato da consentirci il prelevo di 29 camosci, 3-4 cervi, 71 caprioli, 15 cinghiali. Prelevi di questa entità corrispondono a  2717-2827 chilogrammi di pregiate proteine.

Sappiamo che la lince fruisce di un areale di 20-25000 ettari, che caccia quanto necessario e costituito dal "controvalore" di un capriolo la settimana e quindi circa 17 chili (nota: di cui peraltro fruiscono pure altre specie). Il prelevo ipotizzabile sul nostro territorio sarà quindi di (52x) : 4 ovvero (52x) : 5 cioè chili 221-177 corrispondenti al 7,8-6,5 di quanto prodotto nella nostra area ovvero 13-10 caprioli oppure ancora 11-9 camosci (meglio: l'equivalente tra i due). 

Se questo è il "prezzo" di una biodiversità comprendente la lince, in territorio assestato, giudicate voi se sia troppo "caro" pure senza tralasciare confronti con i "prelevi occulti" che si possono desumere dalle consistenze e prelevi dichiarati in tante riserve! E non tralasciate il valore superiore di un simile trofeo che tutti reclameremmo in caso di ambiente saturo!

Questo è un caso "semplice", nel senso che per addivenirci è sufficiente instaurare un regime di "protezione" degli erbivori sino all'ottimale consistenza. Scendendo a valle, in presenza di problematiche diverse, dovremo adeguare i nostri obiettivi e le modalità d'intervento. 

Qui, nelle realtà più (etiche e) sportive, già si notano impianti per l'assuefazione dei prodotti delle incubatrici. Congratulazioni a quanti sono riusciti ad attuare queste iniziative, certo più lodevoli dei piagnistei inconcludenti di quant'altri. In queste zone più che in altre, va posto mano al borsellino, va prestata opera manuale. 

Il ripopolamento, l'irradiamento, il mantenimento dei riproduttori sono in relazione alla sussistenza di ambienti di ricovero e di pastura. La presenza di qualsivoglia predatore è sempre indice del nostro successo.. Mancando l'ambiente idoneo, il cacciatore vi deve sopperire tentandone il ripristino. Tutti abbiamo notato gli effetti nefasti della monocultura, delle culture intensive, della distruzione delle siepi e boschette, dell'uso spropositato di concimi chimici e disinfestanti ma abbiamo subito queste pratiche tuttalpiù protestando, mai impegnandoci in azioni di mantenimento, comunque le vogliamo considerare. Ove il cacciatore avesse rifuso per tempo il proprietario del mancato guadagno derivante dalla riconversione della siepe o della boschetta, forse che queste non sarebbero state meno impegnativamente mantenute? Ma il concetto prevalente era: "prelevare", gratuitamente, senza impegno, dissennatamente.

Ora, la Legge 30/99 introduce il concetto "gestire" a chiare lettere e solo gli stessi dissennati di ieri non lo possono comprendere e vi si possono opporre. Questo deve essere ben chiaro in chi voglia avvicinarsi alla "Erasmo di Valvason", a scanso che quanto qui si illustra si riduca, ancora una volta, a inutile accademia. Non è questo l'intendimento dei Seminari bensì la preparazione di "gestori" attenti, consapevoli del loro ruolo e determinati a raggiungere risultati di rilievo.

Per la Caccia!