elementi

ELEMENTI DIVERSI

OCCUPAZIONE DELL'AREA
In una realtà sociale (la Riserva di appartenenza) di civile convivenza e rispetto dell'altrui diritto, acchè nessuno prosegua lungo il sentiero all'interno della "nostra" zona di caccia*, potremo lasciare un segno evidente della nostra presenza. Poiché i cacciatori non sono i soli fruitori del bene "natura", eviteremo gli oggetti personali utilizzando piuttosto segni convenzionali di scarso significato per i non iniziati (ai quali nulla possiamo precludere). Potremo quindi, molto significativamente, adottare Bruch** noti: porre -per esempio- due rami incrociati nel bel mezzo del sentiero, eventualmente corredati da un pezzo di carta con le nostre iniziali o soprannome. 
*Prima dell'avvento delle Riserve di diritto, si notavano questi tipi di segnali sui monti del Canal del Ferro. Nelle preesistenti Riserve di Trieste e Gorizia, ove la caccia a palla era effettuata da posta fissa, tale segnale non avrebbe avuto significato. 
**Vedi trattazione specifica.

AUTODIFESA
Al lato pratico, in assenza di specifici dispositivi regolamentari, nulla possiamo opporre a chi 
-comunque prepotentemente per quanto "in diritto"- ci si accosti. Per poter attuare un esercizio venatorio contraddistinto da civile convivenza ed etica venatoria, bisogna statuarne le norme nel Regolamento interno. 

FRAZIONAMENTO
Possiamo ripartire il territorio provvisoriamente -a rotazione- o stabilmente nell'ottica della miglior gestione. Nel secondo caso, senza dubbio, attuiamo il miglior controllo. L'istituzione della "zona censuaria" trova quindi il suo fine nella "gestione demandata" con positivi influssi. In aree così ripartite, l'operato dei singoli si evidenzia macroscopicamente. Queste ZONE CENSUARIE non intendono essere miniriserve ma è fuor di dubbio che POSSONO ESSERLO. Questa organizzazione è sempre attuabile in una riserva che abbia optato esclusivamente per la caccia "di selezione" e nell'arco di pochi anni dovremmo notare il ridimensionamento delle CLASSI DI ETA', simbolo evidente del benessere della specie. E' evidente che per talune specie le zone censuarie devono essere estese su superfici maggiori e in tali casi, essere gestite da gruppi affiatati di soci.

IMPORTANZA DEI RADUNI
Per addivenire a qualsiasi scelta di fondo, è opportuno -già non avessimo la consuetudine- instaurare il raduno occasionale e informale -propedeutico dell'ASSEMBLEA-. Suggerimenti ed esempi possono qui essere citati e studiati in clima d'amicizia, complice la convivialità tipica del cacciatore, buon "lubrificante" come pure "collante". In quest'ottica, un ambiente d'uso comune e riservato -il RIFUGIO- potrebbe essere luogo d'elezione. Questo risulterebbe ben presto utile anche come magazzino, macello, ecc. 

ABBIGLIAMENTO VENATORIO
In una situazione di amichevole ritrovo è sicuramente più facile scambiarsi informazioni ed osservare chi ci sta intorno. Il colore VERDE (ma ben ammettiamo il marrone dei nonni o il grigio dei mittel ), primo distintivo del cacciatore, quando non fosse generalizzato lo diverrebbe in breve tempo: niente giova come l'esempio. Il colore, come notiamo, è il primo distintivo di categoria, nello stile distinguiamo la branchia o indirizzo di specializzazione, nella tradizione indoviniamo la solidità dei propositi, nell'utilità distinguiamo la consuetudine.

ACCESSORI
Pure questi aiutano a distinguere il cacciatore ben "impostato". Questi, se utilizza il fucile a palla, non rinuncia al BASTONE, utile tanto per il tiro che per l'osservazione o la deambulazione. Se frequenta la montagna, non fa a meno d'un CORDINO di misura adeguata e delle GHETTE. Se usa "poste volanti", un pezzo di FIL DI FERRO "da costruzione" e un attrezzo multiuso trovano posto nel suo ZAINO capace. Se deve attraversare nottetempo un'abetaia, non scorda la TORCETTA e le batterie di ricambio. Quello ancor più previdente, va "armato" pure di CEROTTO, BENDA, AGO E FILO e nel periodo estivo dell'efficace AUTAN .

OTTICHE
Sono gli oggetti più importanti che un cacciatore si porti dietro, mai ci stancheremo di dirlo. Quelle di ESPLORAZIONE gli permettono di vedere e valutare agevolmente, pure con illuminazione ridotta, la fauna di suo interesse. Quelle di INDAGINE gli permettono di magnificare l'immagine a livelli impensabili a chi non abbia sperimentato simili apparecchi. Quelle di MISURAZIONE, di più recente utilizzo nel mondo venatorio ma pure più rare, lo aiutano a valutare le distanze ed a calcolare la traiettoria del proiettile. Quelle di TIRO gli permettono di concludere un'azione onorevole. In tutte, indistintamente, andranno ricercati ottimali INDICI CREPUSCOLARI, LUMINOSITA' (non compromessa dall'ANTIRIFLESSO), DETTAGLIO dell'immagine, ecc. Come per ogni attrezzo, "chi più spende, meno spende"! Ottimali sono sempre le marche ZEISS e SWAROWSKI; gli ingrandimenti 7x , 8x, 10x per l'esplorazione -8x56 per una visione in condizioni estreme-; 4x, 6x, o più per il tiro. Prendono piede pure da noi ingrandimenti in voga sul mercato americano: ricordiamo che questi sono penalizzanti sotto il profilo dell'indice crepuscolare*. 
*Gli apparecchi ad intensificazione di luce, sono vietati nell'uso venatorio. Altrettanto dicasi delle fonti luminose.

ARMI
Da fuoco. Ne rinveniamo per tutti i gusti, per tutte le tasche. Se avete ben capito che l'elemento primo del nostro successo è sempre il cannocchiale, sarete dissuasi da spese rilevanti per l'arma, ad onor della marca impressa! Rimanendo nei limiti della "caccia a palla" qui considerata, dovete sapere che la generalità delle canne rigate viene ricavata da barre prelavorate di quattro metri di lunghezza. Sono distinte, è ben vero, dalla qualità intrinseca del materiale ma se pensate che l'arma più dozzinale monta una canna con capacità di fuoco di circa quattro minuti* capite bene come, nell'arco della vostra vita, ben difficilmente avrete occasione di sparare -in caccia- quelle migliaia di colpi! E' più utile ricercare leggerezza, maneggevolezza, sicurezza non disgiunte da robustezza. Il tipo carabina è il più economico. Il tipo "Kipplauf" è il più leggero. Il tipo "combinato" è il più versatile…a voi la scelta. E' invece, altrettanto raccomandabile dell'ottica, l'uso di palle a deformazione controllata e in calibro adeguato alla specie che andiamo a cacciare. Pur qui rimandandovi alle nozioni di balistica, va segnalato come palle e calibri inadeguati siano fonte di amare delusioni, ferimenti inopportuni, ricerche infruttuose. Cennando alle palle, si evidenziano le TIG e TUG della RWS; le ALASKA, ORYX, VULKAN della Norma; le ABC e NOSLER della Hirtenberger. Tutte, "palle pesanti". Cennando al calibro: 6,5 per il capriolo, meglio il 7 per il camoscio, meglio il 9 -e più- per grossi cinghiali e cervi maturi (ovvero inglesi similari). Il sovradimensionamento di calibro ci garantisce l'abbattimento "pulito" del selvatico ma soprattutto il suo eventuale, fruttuoso inseguimento su una evidente scia ematica! A quanti intendano opporre le meraviglie delle cartucce supersoniche, qui si oppone la normativa cantonale della civile Svizzera (Ticino e Grigioni, sicuramente) ove vengono ammessi calibri dal 10,2 mm. Ove viene ammesso il cal. 10,75x68 nella caccia al Cervo!
Bianche. Così son detti i coltelli, le mannaie ecc. Non manchino mai in forme e dimensioni adeguate, siano sempre affilate le loro lame. Altrove, si fa cenno pure a queste ed al loro uso e manutenzione.
*Si intende, il tempo impiegato dalla palla, dal momento dell'esplosione all'uscita dalla bocca.

CANI
Sorprende alquanto che cacciatori che stan traslando da una caccia alla "piccola", ove fanno uso del can da ferma, siano restii a "riciclarsi" come "cinofili a palla". Di questa specialità, si tratta a parte ad opera di un appassionato cultore. Qui si cenna soltanto che non sembra genericamente raccomandabile l'uso in montagna dell'Hannoverian o del Teckel, preferendosi soggetti leggeri e veloci come il Bavarian o l'eclettico Drahthaar. A questo proposito, notiamo come "tutte" le razze tedesche da ferma siano utilizzabili su pista (e seguita corta), con adeguata istruzione!
Per quanto riguarda i cani "smarriti" da altri cacciatori, non andiamo a far loro nessun favore, legandoli e portandoceli appresso. Ammenocchè, evidentemente, non si trovino a vagare su strada asfaltata. Allo stesso modo, siamo degli importuni quando abbiamo la pretesa di correggere o dirigere i cani d'altri ! Questo è compito esclusivo del conduttore, l'unico che deve avvicinare gli ausiliari ! 
Quando troviamo un cane alle nostre riunioni, ignoriamolo. Restiamo convinti che lui, potendo, fa altrettanto. Se il cane è nostro, poniamolo al riparo dalle pedate e dal maltempo. Forniamolo dell'acqua ed eventualmente del cibo. In nessun caso deve essere un disturbo per i nostri compagni. 

IL FUOCO
Di questi tempi, sembra inutile accennare all'argomento. Invece lo trattiamo, perché le nostre ricerche libere, in talune riserve, ci portano ben lontano dalla strada carrabile e dalla "civiltà". Talora ad aspettare il mattino per tornare alla posta. Accendere il fuoco, in talune situazioni, è un'arte sopraffina. La legna tagliata ed asciutta non esiste, l'innesco men che meno. Che fare ? Torna utile, ora che più non esiste la "Meta", tenere nello zaino alcune tavolette di "Esbit"*, carburante solido che tornerà utile pure per la bollitura dell'acqua. Accendete una frazione di tavoletta, poneteci sopra aghi, corteccia, rametti raccolti accosto il tronco delle resinose ed in un battibaleno avrete un "fornello" che caricherete ancora con gli elementi di maggiori dimensioni. Sarà utile non rompere i rami più lunghi che riscaldandosi alla fiamma espelleranno l'umidità dalla parte opposta. 
*Lo potete rinvenire presso i rivenditori di articoli speleo e da montagna, prodotto dalla germanica "Esbit Compagnie Gmbh". La capacità calorica del prodotto viene segnalata dalla casa: 500 ml d'acqua con una pastiglia da 14 grammi, temperatura acqua di 20°C, esterna di 22°C, in contenitore d'alluminio -secondo il fornello- raggiunge 100°C in 7 minuti o 95°C in 8 minuti.

L'ACQUA
Non è certo elemento meno importante. Se sgorga direttamente dalla roccia, sarà ben potabile. Se la raccogliamo da una vasca, potrebbero esser dolori. Rammentiamo che una sola goccia di AMUCHINA rende potabile un litro d'acqua! Dalla diffusa FILARIA (e dalle sue invisibili uova) ci possiamo premunire con la bollitura. 

IL RIPARO
E' egualmente gradito, talora proprio necessario. Un leggero telo di tessuto NYLON può ripararci dalla pioggia o dalla neve. Una sosta confortevole, anche notturna, può esser garantita da una MANTELLA di loden, da un caldo PLAID, da un leggero SACCO A PELO. Certo, poter disporre di una "posta" attrezzata a "bivacco", del tipo descritto altrove, è molto meglio.

LA LETTIERA
Se facciamo base in uno stavolo, approfittiamo della lettiera esistente, utilizzando FIENI ASCIUTTI o foglie per render più confortevole il nostro riposo. All'aperto, sotto gli alberi e nella stagione estiva, possiamo tendere una leggera AMACA.

L'S.O.S.
Era costume inveterato dei valligiani, un tempo, notare ogni evento fuor della normalità. Oggi non facciamoci conto, per vari motivi sarebbe un'eccezione. Risparmiamo quindi i colpi che spareremo in un momento in cui non dovrebbero essere fraintesi. Il doppietto attirerà meglio l'attenzione, finchè non siano esauriti i colpi. E' abbastanza comune portarsi appresso una decina di colpi, abbiamo quindi a disposizione un'ora e mezzo di "segnali" intervallati a 30 minuti. Possiamo, dopo i primi due doppietti, sparare singoli colpi che ci permetteranno prolungare questo tempo. Attendiamo pazientemente, ad aver fortuna e organizzati che siano, i soccorsi non arriveranno prima di tre-quattro ore. Questo è certamente un mezzo arcaico, ma ancora ben utile se teniamo presente che il moderno TELEFONINO non ha copertura assicurata ovunque ! *
*La RADIO è soggetta a licenza e vietata per gli usi venatori.

LA SELVAGGINA
Un tempo veniva distinta in ALTA, riservata ai vertici nobiliari; BASSA, la cui caccia era consentita ai ranghi inferiori (in questa veniva ricompreso il Capriolo). Non esisteva diritto alcuno per il volgo, costretto a subire le incursioni della selvaggina. Oggi distinguiamo la GROSSA in cui son ricompresi tutti gli ungulati; la PICCOLA in cui comprendiamo la Lepre ed i volatili. Ancora, facciamo distinzione per la selvaggina DA PELO e DA PIUMA, trascurando quella da TANA, da noi inesistente. Osserviamo che a caccia di GROSSA ci vanno in molti, ma come ? Con quali conoscenze? Al Seminario intervengono professionisti di chiara fama che vi forniscono -aggiornate al momento- ogni indicazione utile a identificare il capo come pure le sue eventuali afflizioni. 

LA CACCIA
Alla grossa selvaggina, con uso di canna rigata, può effettuarsi in vari modi, ben si sa. Noi andiamo a conoscere, con trattazione a parte, la PROVOCAZIONE, in cui ricomprendiamo l'uso degli arnesi sonori atti ad attirare l'attenzione dei Predatori e degli ungulati, particolarmente Capriolo e Cervo.

ABBATTIMENTO
Il RITO dell'uscita in caccia, della ricerca, della stima e valutazione del capo, della stima della distanza, del vento, ecc. si traduce -per chi prima, per chi poi- nell'abbattimento del capo prescelto. A parte, approfondiamo certe conoscenze. Qui annotiamo solo che per la bisogna contingente potremo utilizzare guanti chirurgici, pannocarta imbevuto di acqua ossigenata*, salviette detergenti. 
Annotiamo ancora che per il trasporto in periodo estivo potremo utilizzare qualche spanna di rete a mò di maxicarniera, appendendo il soggetto esternamente allo zaino ma evitando comunque ogni esibizione presso la nostra destinazione. In assenza dello zaino accoppieremo le zampe anteriori con le posteriori, caricando quindi il soggetto come un "Rucksack". Potrà pure esserci utile l'utilizzo del cordino per il trascinamento dei capi più pesanti ma ricordiamo che, per quanto ragionevolmente possibile, eviteremo di trattare indecorosamente (ineticamente) la preda !
Altrove si esemplifica l'eviscerazione del capo, qui si raccomanda caldamente ogni attenzione: la corretta esecuzione delle fasi di sezionamento e dissanguamento come pure di sgrassamento, consentono la più lunga conservazione in refrigeratore. 
*Possiamo diluire quella utilizzata per lo sbiancamento dei trofei: 14 parti d'acqua per una di ossigenata, se questa è a 120 volumi!

IL TROFEO
Puro obbligo di regolamento? O piuttosto, cura della "memoria"? In particolar modo fate attenzione ai preparativi, agli arnesi, all'uso e quantità dei prodotti impiegati, alla radicale asportazione di ogni elemento superfluo. La preparazione del trofeo parlerà di voi, più che ne sospettiate. Soltanto dopo, per nostra cultura e curiosità, ci cimenteremo nella valutazione secondo le formule internazionali del C.I.C. 
Perché il trofeo, il "nostro" trofeo, ci sarà sempre più importante d'ogni altro e conserverà il valore che "noi" vorremo riconoscergli.. 
Per quanto invece attiene alla valutazione della classe di età -compito a cui sono chiamati i "gestori" oculati -e si sottolinea come dobbiamo esserlo noi tutti-, possiamo utilizzare i supporti essenziali.

CONCLUSIONE
Nessuno, a nessun livello, in nessun campo, sa "tutto". Se avremo sempre presente questo principio saremo capaci di ammettere: "non ho ancora finito d'imparare"! Ammissione che può essere anche solo interiore ma che ci permetterà un approccio a mente aperta di ogni problema ci si presenti. Dopo il nostro incontro ne saprete abbastanza, e potrete ben dirlo, ma non vantatevene mai: troverete sempre chi vi fornirà nuovi particolari, facendo attenzione, voi stessi ne scoprirete. Allora la vostra opera di diffusione sarà ancor più preziosa per tutti, pure per chi vi è stato "maestro". Potremo sempre fruire di tranquilli "Ritrovi campali" ovvero di raduni all'uopo meglio organizzati ma in ogni caso di necessità urgenti non esitate a contattare il relatore di vostra fiducia.

Per la Caccia!