Spaccati sul bracconaggio

Spaccati sul bracconaggio

Il putiferio sul bracconaggio che è finalmente nato in queste settimane, originato da un bell'articolo di Alessandro Di Giusto sulle pagine de "il Friuli" e poi proseguito con tanto di grancassa sugli altri organi di stampa, ha messo a rumore il mondo venatorio, che si è diviso in due correnti di pensiero. 
Da una parte c'è chi sostiene che il valente e coraggioso Roberto Coos, direttore della riserva di caccia di Taipana, autore della pubblica denuncia da cui è partito tutto il can-can, ha fatto bene a puntare finalmente il dito contro un fenomeno che da troppo tempo vanifica gli sforzi dei migliori tra i dirigenti venatori e la buona volontà dei cacciatori più impegnati. 
Altri invece avrebbero preferito che le cose fossero continuate come negli anni precedenti, in cui tutti sapevano e tutti, per quieto vivere, preferivano fare come le tre scimmiette. 
Inutile dire che chi scrive è tra i segnaci della prima tesi, quella cioè secondo la quale era tempo che la pentola in ebollizione facesse saltar via il coperchio. 
Soltanto gnardandosi allo specchio e riconoscendo coraggiosamente i propri peccati è infatti possibile migliorare e dare una svolta positiva. 
In caso contrario le cose si trascinano e non portano da nessuna parte. 
E tutto questo vale sia per le singole persone, sia per le loro categorie, tra cui quella dei cacciatori. 
Interessante notare come sull'argomento i vertici udinesi della Federcaccia si siano, a quanto pare, spaccati.
Il presidente provinciale di Udine della Federcaccia, Antonio Mansutti, si è detto pubblicamente d'accordo con Roberto Coos e ha confermato la gravità della situazione, mentre ho notizie secondo le quali il vicepresidente, Ennio Vanin, non la penserebbe come lui. 
Negli ambienti venatori corre voce che lo stesso Vanin stia, anzi, cercando di far sottoscrivere ad alcuni direttori di riserva della montagna (la zona più colpita dalle cattive abitudini venatorie) una lettera di contestazione delle affermazioni di Coos. 
Mentre sto scrivendo non so se l'abbia o meno già fatto, ma vorrei qui suggerirgli di astenersene, pur nella convinzione che sarebbe inutile dal momento che - come al solito - non mi darebbe ascolto. 
Del resto, ognuno ha il diritto di sbagliare come crede. Altro fatto degno di rilievo è il notare come siano veramente molti coloro che in questi giorni sono pronti a dichiarare, a tu per tu, la loro solidarietà con il coraggioso direttore di Taipana -che si è sicuramente giocato la rielezione - mentre nicchiano se si tratta di farlo pubblicamente sulla stampa. 
Insomma, anche coloro che a parole chiedono un deciso cambio di rotta, latitano quando bisognerebbe esporsi di persona. 
Incredibile il silenzio delle associazioni venatorie - con l'eccezione appunto di Mansutti della Federcaccia di Udine, al quale dunque va reso merito - così come incredibile è il mutismo delle organizzazioni di vigilanza, molte delle quali, in questa scandalosa situazione, vedono riflettersi il loro sostanziale insuccesso. 
Determinato certo dalla carenza di uomini e mezzi, ma anche da una gestione poco efficiente delle risorse umane e tecniche, dal cedimento al tran-tran quotidiano, da una troppo diffusa abitudine a svolgere il servizio percorrendo strade asfaltate a bordo dei fuoristrada, dalla consuetudine di arricchire il proprio carnet persegnendo infrazioni del tutto marginali e trascurando, per contro, i ben più faticosi e pericolosi appostamenti alla ricerca dei bracconieri "seri 
Per non parlare della professionalità che, se in alcuni agenti è veramente elevata, in altri è a dir poco carente e che, comunque, è stata per troppi anni disincentivata dall'abitudine di certi politici di intervenire per far togliere le contravvenzioni ai loro "clientes" che le avevano subite. 
Terribilmente assordante, in tutta questa vicenda, risulta infine il silenzio delle associazioni ambientaliste, che sono ferme con l'arma al piede da almeno due anni e cioè da quando c'è stata la riforma della caccia e non aprono il becco neppure se accendi loro un cerino tra le dita dei piedi. 
Piuttosto di dare una mano e di sostenere, nell'interesse di tutti, i bravi cacciatori, si farebbero torturare. 
Arcicaccia, Enalcaccia, Libera Caccia, Uncza, Uec, Federcaccia regionale, Wwf, Legambiente, Italia Nostra: se ci siete, battete un colpo! 
Perché altrimenti vuol dire che non ci siete proprio. 

Marco Buzziolo